lunedì 13 febbraio 2012

Burian

Il Reno

Da giorni il gelido vento siberiano "Burian" (che viene dall'est come una delle due streghe cattive di Il mago di Oz) imperversa su tutta l'Italia. Ha portato neve (tranne che a Frenze) e temperature glaciali (ovunque). A Pracchia, il caro Burian ha "fatto buriana": ha imbiancato ogni cosa e ha poi ghiacciato tutto (perfino i baffi di Gabriele nel tempo che occorre per andare a casa dalla stazione o quello di sostare per un disegno!)... Nonostante questo, l'intrepido carnettista ha lavorato... ecco i risultati:

Intorno casa...
Il Reno gelato...

sabato 4 febbraio 2012

La Bagna Cauda

La Bagna Cauda

 La Bagna Cauda (letteralmente salsa calda) è un intingolo classico della cucina tradizionale piemontese.
Svariate borgate o zone del basso Piemonte (Biellese, Monferrato, Langhe) ne rivendicano l'invenzione ma, come per molte antiche e tradizionali pietanze, le origini e la paternità si smarriscono tra leggende e contese. Di fatto questo cibo povero, contadino e conviviale, a base di olio, aglio e acciughe in cui s'intingono gli ortaggi, ha origini antiche.
Scrive la signora Bianca Rosa Gremmo Zumaglini (detta anche "Bianca delle conserve") in uno dei suoi libri (*):
"Re Vittorio Emanuele I, che era goloso di questo piatto, si era fatto cesellare dei fornelletti d'argento per gustarlo degnamente. La bagna caoda veniva cotta in un recipiente di terraglia e lasciata borbottare a lungo nell'angolo della stufa, sino a che il composto avesse assunto sul fondo una densità cremosa.
Cibo di poveri, si consumava tra le botti delle cantine all'epoca della svinatura, intingendo verdure appena colte nell'olio di noci e spicchi d'aglio scaldati e si beveva il vino nuovo appena spillato. Le acciughe arriveraanno più tardi, nel '600, come eredità delle truppe spagnole e come merce di scambio con la Liguria."
Solo più tardi (fine '800) la bagna cauda diverrà "piatto da ricchi", solo allora entrerà a far parte degli ingredienti anche la panna o il latte (talvolta il tartufo) per smorzare l'aggressività dell'aglio.
La ricetta di questa delizia potete trovarla QUI. Noi (a dire il vero solo Gabriele, visto che io il pesce non lo mangio) l'abbiamo gustata nella versione "povera" che mia madre (di origini piemontesi) ha ricevuto da mia nonna. Come tradizione il cardo e il topinambur sono stati protagonisti di questo mangiare tanto delizioso quanto conviviale...

La preparazione

Dopocena...

Il post-bagna cauda

(*) Bianca Rosa Gremmo Zumaglini, "Dalla madia al fuoco del camino, per non dimenticare la cultura della vecchia e povera cucina biellese." Edizioni Leone & Griffa, 1997.

mercoledì 1 febbraio 2012

Una trina di neve...

Il cipresso

Quella che si preannunciava come fitta nevicata (con tanto di "allerta" del Comune, dotatosi quest'anno di una schiera di spalanevi e di tonnellate di sale per non ripetere la figuraccia dello scorso anno) si è rivelata un gran bluff. Ci siamo svegliati stamani circondati da una trina bianca, due centimetri scarsi di neve farinosa e ghiacciata, che a mala pena copriva il terreno... come una coperta troppo corta per concedere pallate e pupazzi di neve.
Gabriele ha comunque approfittato delle prime ore della giornata per realizzare qualche disegno intorno a casa (e poi al calduccio della stufa)....

La casetta e il "superbolide"

al caldo della stufa...